Una ricetta, non è mai solo una ricetta

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Scrivere di cibo
storie di ricette e ricettari
Le ricette non sono altro che un modo diverso per raccontare una storia. Abbiamo i protagonisti, che sono gli ingredienti, c’è la trama ossia il procedimento, ci sono trucchi, segreti, consigli e naturalmente colpi di scena. Oltre alla sua parte narrativa e aneddotica, la ricetta è anche un piccolo manuale di istruzioni che garantisce a chi la legge e poi la esegue di raggiungere il risultato atteso. Mi piace pensare alla ricetta come a una promessa.

Ciò che stiamo dimostrando attivamente con il nostro corso di autobiografia culinaria, grazie soprattutto ai tanti contributi di chi partecipa e porta le sue storie, è che i ricettari sono molto di più di un insieme di ricette: sono un viaggio dentro una cucina, quindi all’interno di uno spazio, di una casa, una vita e una famiglia. Le ricette sono storie raccontare in modo diverso, e raccontare una storia attraverso il cibo è bellissimo.

Come si scrive la ricetta perfetta?

La scrittura ha delle regole editoriali che ci aiutano a comporre un testo che risponda alla sua intenzione: essere chiaro, comprensibile, avvincente, interessante, utile.

Per noi, la ricetta è un format di scrittura che deve contenere indicazioni fondamentali e allo stesso tempo deve essere raccontata con originalità e personalità. Un po’ manuale di istruzioni, un po’ racconto letterario, un po’ personale, un po’ universale. Certamente deve far scattare in chi la legge, la voglia di provare a realizzare il piatto oggetto della ricetta.

Ogni ricetta avrà un titolo, una introduzione, una lista di ingredienti, la descrizione del procedimento per realizzarla, e un finale.

Stiamo scrivendo un ricettario di famiglia, quindi nell’introduzione dovremmo raccontare la storia della ricetta, che può essere un aneddoto personale, oppure presentare la persona o la cucina da cui l’abbiamo tratta o che ci ha dato ispirazione.

È importante far capire perché abbiamo scelto di scrivere questa specifica ricetta e di condividerla, perché ci piace così tanto e perché siamo convinti che possa piacere anche al nostro lettore.

L’introduzione dovrebbe essere: evocativa, invitante, curiosa. Ricordiamoci che il nostro scopo è fare in modo che il lettore sia stimolato a procedere nella lettura ma soprattutto abbia voglia di impegnare il suo tempo e le sue energie per fare la ricetta

E veniamo agli ingredienti: guai a dimenticare quelli invisibili (il tempo, il numero di persone per cui è pensata la ricetta, e il grado di facilità/difficoltà di esecuzione). Gli altri ingredienti, quelli visibili, vanno ordinati correttamente, nel modo più logico (io preferisco elencarli per volume) indicati con la stessa unità di misura. Veniamo poi al procedimento: la regola fondamentale è che la ricetta deve essere scritta in ordine cronologico. Niente flashback o flashforward. Chi leggerà la ricetta dovrà sapere esattamente cosa fare e di quali strumenti avrà bisogno. Il segreto è essere semplici e nel caso aiutarsi con metafore, e usare i sensi!.

A questo punto la ricetta è cucinata, e siamo pronti per il gran finale: come servire il piatto, con cosa eventualmente accompagnarlo, o un consiglio in più che arriva da noi che conosciamo molto bene la ricetta e ne padroneggiamo non solo i passaggi tecnici per eseguirla ma anche il modo di portarla in tavola. In questo modo, sarà davvero unica e personale.

Martina Liverani

Giornalista enogastronomica