Carteggio

Zattini (don) Luigi | 03/12/1906 | n.1765

Lettera | Emilia-Romagna

Trascrizione CCM

Bertinoro [FO] 3 dicembre 1906

Cariss(im)o sig. zio

Riscontro la grata sua lettera del 16 ult(imo) pass(a)to mese. Godo assai della buona salute di Lei e della gente di sua casa. La Mariuccia sta bene: ciò dimostra che la vita attiva e la quiete sono per i suoi malanni la miglior medicina. Dacché attende alle faccende di casa (non avendo che mezzo servizio per la spesa) e la Malvina non ci procura gravi disturbi, Mariuccia non si è mai allettata e sta relativamente bene. A far senza della serva vi ci siamo stati indotti dalle continue scene di Malvina perché voleva entrar lei in casa a far la serva ed era sorgente di continui petegolezzi. Non le nascondo però che la mancanza di un servizio intero lascia molto a desiderare in casa mia ed è anche una sconvenienza per la mia condizione a riguardo di quei che capitano in casa. Non di rado provo vergogna il non vedere la casa tenuta come si conviene ché dalla Mariuccia non si può pretender gran cosa. Tuttavia è minor sacrifizio viver così di quello ché in mezzo a continui contrasti. Malvina sta ancora qui in città anzi in parrocchia ed il suo maggior guaio è quello di non aver potuto avere un’abitazione in prossimità al canonica. Ella riceve da me £ 16 al mese, e perché stia più quieta in tutti i giorni festivi le permetto di recarsi qui a pranzo. Da qualche tempo se la passa in letto tutta la settimana e quando arriva la festa s’alza per venir qua a mangiare, negli altri giorni disende dal letto per prendere il latte che lo beve (cosa strana) freddo per non impazzare ad accendere il fuoco poi torna a letto così fa anche per prendere cibo fra giorno quando crede. Essa dice di far così perché tutto le fa noia e che sta tanto in letto. È questa una delle tante fasi della sua mentale malattia. Si sta sempre in pena per lei e si cerca di avere indirettamente notizie di lei tutti i giorni da chi l’avvicina. Quanto a me i miei incomodi emorroidali e il reumatismo mi danno sempre da soffrire ed ora s’aggiunge anche la vista che mi è calata di molto e non so persuadermi di usare gli occhiali: uso spesso di una lente per le stampe e caratteri minuti. Non ho ancor compiti i 55 anni e mi pare d’esser vecchio, sebene i più mi dicono che all’aspetto mostro assai minor numero di anni, ed hanno ragione veramente di dirlo guardandomi in faccia. A suo tempo mi recai qualche volta a Forlì con la speranza di vederla, sig. zio, ma non fu possibile poiché venni poi assicurato che non ha fatto la solita gita a Forlì. Spero che la vedrò l’anno venturo. Non userò con lei più i titoli né di molto né di illustre non perché non li meriti, ma perché non li vuole. Del resto il mal esempio l’ha dato l’ingegner prof. Emilio Rosetti nella sua Storia della Romagna. Ora veniamo alla commissione Salaghi cui fedelmente ho dato evasione. Conosco benissimo l’orto e la vigna del dottor Salaghi, ed una dolorosa e luttuosa circostanza per la famiglia dell’ortolano Turroni Vincenzo d(etto) Bruciatino, mi obbligò fare anche delle vigilie al letto della di lui moglie per ragione del mio ministero. Presso a poco sono vere le cose che mi ha narrate circa la rendita la fertilità del terreno e l’abbondanza delle acque sorgive che accreditano quel possedimento. Esso è situato di confine a levante ed a mezzodì col casino, che ella conosce, un tempo di proprietà Berzovini ora del capitano Rosso che lo ha reso una bella villetta. A questi appunto io ne parlai l’altro ieri perché gli converrebbe assai tale acquisto. Esso gentilmente mi ringraziò della notizia e mi disse che ci avrebbe pensato. Io però non son di parere che il signor Salaghi dovesse rivolgersi all’ufficio di pubblicità dell’Avvenire d’Italia a Bologna e farne l’inserzione in detto giornale che va per le mani di tanti. Per tal modo sarà facile si presenti un compratore. I Forlivesi ed i Ravennati specialmente ci tengono di possedere a Bertinoro. Gradisca i miei saluti e quelli della Mariuccia anche per Marietta e Francesco. Aff(ettuosissi)mo suo nipote d(on) Zattini arcidiacono.

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