Carteggio

Ruffilli Francesco | 13/07/1908 | n.1561

Lettera | Toscana

Trascrizione CCM

Firenze 13 luglio 1908

Pregg.mo sig. padrone

Oriccevuto la sua cartolina spedita lundici e io lo ricevuta il tredici; sento pure da Littala di tutte queste irregolità della posta, non so comprendere come sia. Deve sapere che il giono sei la sera stessa della grandine gli spedi una cartolina dove gli dicevo di tutto il male che aveva reccato, cioe che aveva rotto tredici vetri della lanterna, più due della mia finesta, due della camera da stirare, e uno della stanza d’ingresso, ed ora anno messo quelli della lanterna, per motivo se dovesse piovere, che uno di questi giorni mettono quelli delle fineste, per motivo che anno tanto lavoro. Io spero che avrà riccevuto da me rispintegli due lettere del fattore, una pochi giorni che era partito, e una sabato, insieme con una della sig. Boresi che mi porto Piero; in quanto poi a quella cartolina non mi ricordo il nome chi la mandava, ciò pure rispinto una cartolina della marchesa Blandina, insomma ne o rispinte diverse non ricordo, come pure Litala a ricevuto oggi solo la lettera di Marietta, dove stamani ne aveva spedita un’altra. Sono pure andato dal sig. Bemporad, che è assento da Firenze, ma il casiere a detto che alla sua lettera fu risposto sabato, dunque faccia il piacere, che quelli che vanno alla posta chiedano e richiedano sue lettere e cartoline che ci devano essere, che mi pare che l’indirizzo lo faccia anche grande e che si legga bene, io dico che la posta è nel trasbordo di Bologna, che alla mattina presto non puo essere arrivata che viene coi treni del giorno, dunque i giornali come vanno? li o sempre impostati presto, salvo quei giorni che cera fumista o vatraio sono dovuto andarci a mezzogiorno. Il pacco lo gia spedito, come pure un libro per Mesina, uno per Ferrara, uno per Perrugia, come pure i famosi due per Tries che ce stato tanto dingrulire con quei assegni, ma ora o già ritirato i danari. In quanto Litala sta da principessa in casa della Sunta, anzi cosi fa compagnia alla donna, ed anno avuto dei forastieri fino a sabato. Antonio sta meglio ma ce poco da sperare, voglio sperare che riceva questa mia lettera, che non faccia come le cartolina. Altro non mi resta che salutarlo indistintamente come pure tutti i sig. Cavina Marietta Giulia. Mi creda suo servo Francesco Ruffilli.

Trascrizione FA

Firenze, 13 luglio 1908 [AA, CAF, n° 1561; lettera]

Francesco Ruffilli a Pellegrino Artusi: Castel San Pietro dell’Emilia [il dato è ricavato dal contenuto della lettera, perché manca la busta con l’indirizzo].

[Manca la nota di ricevimento di Artusi]

Firenze 13 Luglio 1908.

Preggmo. Sig. Padrone

Oriccevuto la sua cartolina | spedita <il> lu\n/dici[1], ed io lo ricce-|vuta il tredici; sento pure da | Littala di tutte queste irregoli-|tà della posta, non so comprende-|re come sia. Deve sapere che il | giorno sei la sera stessa della | grandine gli spedi una cartolina | dove gli dicevo di tutto il ma-|le che aveva reccato, cioe che | aveva rotto tredici vetri della | lanterna, piu due della mia | finesta. due della camera da | stirare, e uno della stanza d’in-|gresso, ed ora anno messo quelli || della lanterna, per motivo se do-|vesse piovere, che uno di questi | giorni mettono quelli delle fineste, | per motivo che anno tanto lavoro. | Io spero[2] che avrà riccevuto da | me rispintegli due lettere del | fattore, una pochi giorni che era | partito, e una Sabato[3], insieme | con una della Sig. Boresi che mi | porto Piero[4]; inquanto poi a quella | cartolina non mi ricordo il | nome chi la mandava, cio pure | rispinto una cartolina della Mar-|chesa Blandina[5], insomma ne o rispin-|te diverse non ricordo, come pure | Litala a riccevuto oggi solo la | lettera di Marietta, dove stamani | ne aveva spedita un’altra, || Sono pure andato dal Sig. Bempo-|rad, che è assente[6] da Firenze, | ma il casiere a detto che alla | sua lettera fu risposto Sabato, | dunque faccia il piacere, che | quelli che vanno alla Posta | chiedano è richiedano sue lette-|re e cartoline che ci devano | essere, che mi pare che l’indi|rizzo lo faccia anche grande | e che si legga bene, io dico | che la posta è nel trasbordo | di Bologna, che alla mattina | presto non puo essere arrivata | che viene coi treni del giorno. | dunque i giornali come vanno? | li o sempre impostati presto, | salvo quei giorni che cera fumi-|sta o vetraio[7] sono dovuto andar-|ci a mezzogiorno ||

Il pacco lo gia spedito, come | pure un libro per Mesi\s/na[8], una | per Ferrara, uno per Perrugia, come | pure i famosi due per Tries[te][9] che | ce stato tanto dingrulire con quei | assegni, ma ora o gia ritirato i | denari. In quanto Litala[10] sta da | principessa in casa della Sunta, | anzi cosi fa compagnia alla donna, | ed anno avuto dei forastieri fino | a Sabato. Antonio sta meglio, ma | ce poco da sperare, voglio sperare | che ricceva questa mia lettera, che | non faccia come le cartolina. Altro | non mi resta che salutarlo indi-|stintamente come pure tutti i Sig. | Cavina Marietta Giulia

mi creda suo servo

Francesco Ruffilli[11]



[1] Corretto su tredici; -n- scritta nel soprarrigo con segno d’inserimento.

[2] -o corretta su altre lettere.

[3] Sabato, 11 luglio 1908. Nella corrispondenza inviata dal fattore Antonio Bonavita, sono presenti due lettere della prima decade di luglio 1908, una scritta il primo luglio, in cui il fattore fa il punto della situazione sulle rivolte dei braccianti nei poderi romagnoli di Artusi e il conseguente stato dei raccolti, e un’altra – quella a cui farebbe riferimento Francesco – datata 11 luglio 1908: vedi lettera n° 455 (AA, CAF, n° 455).

[4] È quella scritta dal piccolo Piero Burresi, il figlioccio di Artusi (e non dalla madre Luisa come ha dedotto erroneamente Francesco), anch’essa conservata nel corpus epistolare. Quanto riferito da Francesco al padrone, si ritrova nello scritto di Piero; si rimanda alla trascrizione della lettera n° 571 (AA, CAF, n° 571).

[5] La lettera citata è probabilmente quella che la marchesa inviò il 3 luglio 1908, giacché Artusi – attraverso il suo solito appunto – scrive di averla ricevuta il 5, ma di aver risposto l’11 dello stesso mese. La lettera rivela un’amicizia fondata sul rispetto, sulla complicità e su una grande confidenza, a tal punto che la marchesa chiederà la partecipazione di Artusi per combinare il matrimonio della giovane figlia. Si legga la lettera che la marchesa Blandina scrisse il 3 luglio 1908 da Rimini, vedi lettera n° 25 (AA, CAF, n° 25). Vedi anche Piero Camporesi - Laila Tentoni, Artusi, Pellegrino lungo la via Forlimpopoli-Firenze-Forlimpopoli, in Pellegrino Artusi e la sua Romagna, a cura di Piero Camporesi, Laila Tentoni e Luciana Cacciaguerra, prefazione di Alberto Capatti, Forlimpopoli, Casa Artusi Editore, 2012, p. 49.

[6] Nel ms.: assento.

[7] Nel ms.: vatraio.

[8] La seconda piccola -s- sembra inserita nel soprarrigo, fra la -i- e la -n-.

[9] Francesco si riferisce all’ordine fatto da Matilde Pirz (AA, CAF, n° 1422) il 2 luglio 1908; nella cartolina, infatti, l’indirizzo è corretto da Francesco.

[10] L- corretta su altre lettere.

[11] Francesco si deve giustificare con il padrone per una serie di lettere che, diversamente dal solito, non dovettero arrivare nei tempi previsti. Artusi durante l’estate continua a ricevere la corrispondenza al domicilio fiorentino. È compito di Francesco «rispingere», ossia rinviare, la posta di Artusi nei diversi luoghi in cui soggiorna. Tutto quello che accade nell’appartamento di piazza D’Azeglio è prontamente descritto da Francesco con grande precisione. Itala, in assenza della zia e di Artusi, è ospite di Antonio e Sunta Ricceri, famiglia fiorentina che riserva alla giovane un trattamento «da principessa». La notizia si ricava anche dalla lettera che Itala scrive a Artusi il 19 luglio 1908 (lettera n° 1575, AA, CAF, n° 1575) riportata in questo studio, in cui si legge: «Come apprendera dalla | lettera di zia Antonio va sempre | migliorando e quindi io fino da | martedì passato sono nuovamen-|te presso la famiglia Ricceri | ove mi trovo bene perché in | compagnia di persone con me | molto premurose e buone».

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