Carteggio

Padernelli Luisa | 26/09/1906 | n.1386

Lettera | Friuli-Venezia Giulia

Trascrizione CCM

Sacile (Prov. di Udine) [26 settembre 1906]

Preg. sig. Artusi

Dacché ella mi ha mandato il suo libro io sono una donna felice in fatto di cucina, tanto è la mia passione e mi ci trovo bene che sento il bisogno di scriverglielo. Dietro di me molte signore l’hanno acquistato e se ella ha memoria di quanti ne ha mandati a Sacile e dintorni mi crederà. Adesso poi li vedo con mia grande soddisfazione in vendita presso un libraio. Dico con soddisfazione, poiché caro signore abbenché io non lo conosca di persona le voglio un gran bene per tutto il merito che ha di aver compilato un libro veramente perfetto. Se come spero farò una scappata a Firenze voglio procurarmi il piacere di conoscerla e di stringerle la mano, ciò chissà! che non sia fra breve. Intanto ho il coraggio di dirle quanto desidererei il suo ritratto, e spero che lei, che dicon il più gentile me lo farà tener senz’altro, non è vero? Ed io lo ringrazio anticipatamente di cuore. Senta: qui non conosco il regamo e la nepitella. Deve essere una piantina sulla specie del basilico? In qualche albergo ò mangiato dei piatti che avevano un così grato sapore che probabilmente era dato da una di queste piante. Ma come mi potrei procurare le sementi se ella non mi aiuta? Ed ora vengo ai funghi che sono la mia debolezza e tanto necessari a molti piatti. Anche questi fanno difetto qui, o vengono pochissimi in autunno di qualità molto inferiori e che non si prestano ad essicarsi. Quanto li fanno pagare costì quelli secchi di qualità delicati? Ed Ella si prenderebbe la noia di farmene tenere un etto per assaggio di quelli che ella stima i migliori e che non siano velenosi? Mio marito ha uno spavento addirittura dei funghi e naturalmente prima li mangio io, poiché mi pare impossibile che una cosa tanto buona abbia da far male. Un’altra cosa eppoi mi dica che sono noiosa, tanto ha ragione. Volevo fare i gialetti che mi piacciono tanto ma non capisco cosa voglia dire farina di granoturco e farina di grano. Per me parrebbe tutt’uno. O forse lei intende di grano quella passata più fine e più grossa? o quella detta di grano è un’altra? E quella di granoturco lei intende gialla? E l’altra di grano bianco? Scusi sa scusi di tutte queste noie e creda che le sarò tenuta se sarà tanto buono a scrivermi due parole. S’abbia una stretta di mano e i ricordi di mio marito che si sente così contento della sua cucina. Mi creda aff.ma Luisa Padernelli – Sacile.

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