On va déguster l'Italie

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Il buono del sapere

Non è un libro ma un’enciclopedia, e il formato Treccani s’annuncia, con un colore azzurro, un cielo estivo, sereno, aperto. I quattro autori, vanno nominati tutti, da François-Régis Gaudry ad Alessandra Pierini, Stéphane Solier a Ilaria Brunetti, hanno cercato l’Italia nei minimi dettagli e l’hanno descritta rappresentata agli occhi e alla bocca dei francesi perché ne assaggiassero ovvietà e sorprese, a partire dalle paste, dagli spaghetti, Nella storia della gastronomie française, una rivoluzione, voluta dall’editore Marabout ! Con carte geografiche diversificate e dettagliate, ricette, ristoranti, indirizzi, cuochi e personaggi, non solo per il turista in Italia ma per gli italiani tutti, e grandi tavole in cui figurano i pomodori – les tomates – poi le conserve, universali e specifiche, con immagini e nomi, dalla passata al ketchup.

Nella pagina seguente, Pellegrino Artusi e i ravioli all’uso di Romagna, Marietta e il suo panettone, le date chiave della sua vita : 1820,1851,1865,1891,1911. Ma il nome di Artusi figurava già in copertina, su un dorso dorato, ed altri volumi sopra e ancora un panettone e una testa di melanzana in un motofurgone a tre ruote, un apecar, stracarico, di moka e bottiglioni, dolcevita,mattarelli e l’ultima cena leonardesca. Pagina dopo pagina, tutta l’Italia da quella conosciuta – Alessadra Pierini dà la ricetta della mozzarella in carrozza, spiegando il perché della carrozza, la sua evoluzione e le sue varianti – all’Italia meno nota ignota ai francesi e agli stessi italiani, e Céline Maguet dedica un paginone agli arrosticini nati nel Gran Sasso e nei monti della Laga, corredati da una ricetta per quattro persone, dieci a testa, e dall’indicazione della festa, in un villaggio designato ogni anno in provincia di Pescara, l’Arrostiland.

Vien voglia, al lettore italiano che legge il francese di tradurre On va déguster l’Italie, Assaggiamo l’Italia, e tutta la cucina italiana che vi è dentro, compresi gli arrosticini che Artusi non aveva conosciuto.

Alberto Capatti, Direttore scientifico di Casa Artusi