Bonavita Antonio | 26/06/1907 | n.1814
Trascrizione CCM
Forlì 26 giugno 19071
Carissima Maria
Per informarla di quanto succede relativamente all’affare Gordini, dovrò annoiarla un poco. Come sà tentarono in mille modi di ottenere la rafferma, ma riescito infruttuoso ogni tentativo e non potendo ne collocarsi, ne vendicarsi direttamente col padrone, sono divenuti irragionevoli al punto da non essere più possibile avere con loro rapporti di interesse. Si rivà al passato e di continuo sorgono questioni specialmente riguardo ai conti del Bandini. Prevedevo di andare contro a delle noie ma non immaginavo si arrivasse al punto cui sono giunti. Svanita ogni speranza di rimanere nel podere tanto dalla Lega dei coloni, quanto da quella dei braccianti è stato stabilito di non permettere ad altro colono di sostituirlo e che non si prestino pei lavori neanche i salariati giornalmente. Questo fatto che io prevedevo che a Firenze esposi al sig. Artusi fu la causa di tanta inquietudine perché forse supponeva esagerassi. Salvare il più possibile i raccolti Lei capisce senza che io le aggiunga altro, è cosa difficile per non dire impossibile dato il gran numero di appezzamenti di cui è composto quel podere e dato il grande affiatamento che vi è in quella zona, e che nessuno si presta per favorire il padrone che è quello che si tenta di sopprimere. Loro si attingono a vittima di un padrone che date le loro condizioni di salute non li à in nessun modo soccorsi, mentre essi si prestarono con l’opera loro e col bestiame per il trasporto dei materiali per la costruzione della nuova stalla e che poi non ebbero nessun compenso; cose queste che a loro servono per impressionare il pubblico. Anni fa il padrone disse alla sposa del Gordini che rubava, che io tacqui, quindi confermai, che Lei Maria quando la contadina uscì dall’albergo per abbonirla le regalò dieci soldi, ed ora si esigono spiegazioni da me non solo ma rifusione dei danni perché si ritiene che io suggerissi la cosa al padrone. Si dice che essendomi interessato per fare loro rilasciare l’accettazione dei conti colonici, ò tenuto di mano ai ladri perché il Bandini li ha imbrogliati; pretendevano che io rinunciassi di curare gli interessi del signor Artusi dal momento che intendeva di mettere sul lastrico una famiglia perseguitata dalle disgrazie, in un anno così eccezionale e rifarsi tutto ad un tratto del suo avere. Non continuo in questi particolari perché dovrei scrivere per quindici giorni senza riuscire ad esporle tutto quanto succede. In questo stato di cose era difficile continuare, tuttavia per non mancare al mio dovere e per curare quanto più possibile l’interesse del signor Artusi non mi sono dato per vinto. Giorni fa andai nel podere; dai tre uomini e dalla moglie (quest’ultima più vipera degli altri) si incominciò ad insolentirmi, poi a minacciarmi e a non volermi lasciare uscire dal podere se prima non gli davo la rafferma della colonia o accettare la stima per 5 mila lire. Ne considerazioni, ne giustificazioni valsero a rapacificarli, erano tanti forsennati. Si gridò tanto che il vicinato accorse ma nessuno non solo non ebbe una parola di pacificazione ma gli si dava ragione. Dopo avere passato in quello stato un paio d’ore (per farsene un’idea è necessario trovarcisi) capitò un operaio che per fortuna si interpose e mi chiamò in disparte, io ne approfittai per andare sulla strada dove rimasi ancora per mezz’oretta e così trovai modo di andarmene. Per fortuna non avevo armi perché non è mia abitudine portarne, diversamente chi sa come sarebbe andata. Interpellai tosto un legale onesto e intelligente l’avv. Mario Romagnoli il quale mi consigliò a riferire la cosa al padrone perché provvedesse come meglio credeva, non essendo più possibile ne prudente che io continuassi ad avere rapporti con loro. Denunciando io la cosa all’autorità mi disse che non avrei ottenuto nulla perché testi in mio favore non ne avrei avuto e non avrebbe servito che ad innacerbire maggiormente gli animi. Fattogli conoscere l’età del padrone, il carattere, i precedenti e che io non desideroso di commettere con lui una vigliaccheria convenne di risparmiare il guaio al sig. Artusi e si è tentato di risolvere la questione in altro modo e così evitare anche non solo guai maggiori ma anche danni materiali. Feci sapere loro egualmente che li avrei denunciati se non fosse stato possibile in qualche modo una soluzione. Coll’interposizione di varie persone, dopo fatte le stime tanto dei foraggi quanto dei raccolti, sembrono disposti a rinunciare a qualsiasi diritto e pronti ad abbandonare ora anziché a novembre il podere, così otterei anche di poter sostituire con altro colono il Gordini. Sembra si possa concludere dando al Gordini un compenso di duemila e duecento lire e rinunciando al credito che si ha verso di lui; non ne ò la certezza ma spero che così il debito venga in gran parte rimborsato. Pare si debba concludere anche col nuovo colono. Ò creduto informarla di qualche cosa perché non si debba credere che intenda di padroneggiare e perché se lo crede opportuno possa mettere a parte il sig. Artusi della cosa. Tralascio perché proprio la mente non mi regge più essendo da parecchio tempo che non ò più un momento in pace, e specialmente poi che mi preoccupa il fatto di non sapere di poter riescire ad accontentare il signor Artusi anche facendo tutto quanto è possibile per il suo interesse. Non mi neghi il suo appoggio e mi perdoni la noia che le procuro.
Dev.mo obbl.mo
Antonio Bonavita.
1 La lettera, indirizzata a Marietta, riporta comunque le annotazioni di ricezione e risposta di Pellegrino Artusi.
Trascrizione FA
S. L. [Forlì], S. D. [26 giugno 1907] [luogo e data sono ricavabili dall’appunto di Artusi] [AA, CAF, n° 1814; lettera]
Antonio Bonavita a Marietta Sabatini [manca la busta con l’indirizzo].
[Nota di Artusi] Forlì 26 Giugno 1907 | R 27 Detto | 28 Detto1
Carissima Maria2
Per informarla di quanto succede relativamente al-|l’affare Gordini3, dovrò annoiarla non poco. Come sà tenta-|rono in mille modi di ottenere la rafferma4, ma riuscito infrut-|tuoso ogni tentativo e non potendo ne collocarsi, ne vendicarsi | direttamente col padrone, sono divenuti irragionevoli al punto | da non essere piu possibile avere con loro rapporti di interesse. | Si rivà al passato e di continuo sorgono questioni specialmente | riguardo ai conti del Bandini5. Prevedevo di andare contro a | delle noie ma non immaginavo si arrivasse al punto cui | sono giunti. Svanita ogni speranza di rimanere nel podere, | tanto dalla lega dei coloni, quanto da quella dei braccianti è stato | stabilito di non permettere ad altro colono di sostituirlo e che non | si prestino pei lavori neanche i salariati giornalmente6. Questo | fatto che io prevedevo che a Firenze esposi al Sigr Artusi fu la | causa di tanta inquietudine perché forse supponeva esagerassi. | Salvare il più possibile i raccolti Lei capisce senza che io le | aggiunga altro, è cosa difficile per non dire impossibile dato | il gran numero di appezzamenti7 di cui è composto quel podere | e dato il grande affiatamento che vi è in quella zona, e che | nessuno si presta per favorire il padrone che è quella | che si tenta di sopprimere. Loro si attingono a vittima | di un padrone che date le loro condizioni di salute8 non li | à in nessun modo soccorsi, mentre essi si prestarono | con l’opera loro e col bestiame per il trasporto dei mate-|riali per la costruzione della nuova stalla e che poi non | ebbero nessun compenso; cose queste che a loro servono per | impressionare il pubblico. Anni fa il padrone disse alla || sposa del Gordini che rubava, che io tacqui, quindi confermai, che | Lei9 Maria quando la contadina usci dall’albergo per abbonirla | le regalò dieci soldi, ed ora si esigono spiegazioni da me | non solo ma rifusione dei danni perchè si ritiene che io sug-|gerissi la cosa al padrone. Si dice che essendomi interessato | per fare loro rilasciare l’accettazione dei conti colonici, ò | tenuto di mano ai ladri perchè il Bandini li ha imbrogliati; | pretenderono che io rinunciassi di curare gli interessi del Signor | Artusi dal momento che intendeva di mettere sul lastrico | una famiglia perseguitata dalle disgrazie, in un anno così ec-|cezionale e rifarsi tutto ad un tratto10 del suo avere\\.// | Non continuo in questi particolari perché dovrei scrivere per | quindici giorni senza riuscire ad esporle tutto quanto succede\\.//| In questo stato di cose era difficile continuare, tuttavia | per non mancare al mio dovere e per curare quanto piu | possibile l’interesse del Sigr Artusi non mi sono dato per | vi[n]to. Giorni fa andai nel podere; dai tre uomini e dalla mo-|glie (quest’ultima piu vipera degli altri) si incomincio ad insolentirmi, | poi a minacciarmi e a non volermi lasciare uscire dal podere | se prima non gli davo la rafferma della colonia11o accettavo la | stima per 5 mila lire. Ne considerazioni, ne giustifica-|zioni valsero a rapacificarli, erano tanti forsennati.
Si gridò tanto che il vicinato accorse ma nessuno non solo | non ebbe una parola di pacificazione ma gli si dava ragione\\.// | Dopo avere pagato in quello stato un paio d’ore (per farsene | un’idea è necessario trovarcisi) capitò un operaio che per for-|tuna si interpose e mi chiamò in disparte, io ne approfittai | per andare sulla strada dove rimasi ancora per mezz’oretta e | così trovai modo di andarmene. Per fortuna non avevo || armi perché non è mia abitudine portarne, diversamente | chi sà come sarebbe andata. Interpellai tosto un legale | onesto e intelligente l’avv. Mario Romagnoli il quale mi | consigliò a riferire la cosa al padrone perché provvedesse | come meglio credeva, non essendo piu ne possibile ne pru-|dente che io continuassi ad avere rapporti con loro. | Denunciando \io/12la cosa all’autorità \mi disse che/13 non avrei ottenuto nulla perché | testi in mio favore non ne avrei avuto e non avrebbe servito | che ad innacerbire maggiormente gli animi. Fattogli conoscere | l’età del padrone, il carattere, i precedenti e che io non desi-|deroso di commettere con lui una vigliaccheria convenne | di risparmiare il guaio al Sigr Artusi e si è tentato | di risolvere la questione in altro modo e così evitare | anche non solo guai maggiori ma anche danni materiali! | Feci sapere loro egualmente che li avrei denunciati se non fosse | stato possibile in qualche modo una soluzione. Col-|l’interposizione di varie persone, dopo fatte le | stime tanto dei foraggi quanto dei raccolti, sembrano14 | disposti a rinunciare a qualsiasi diritto e pronti ad | abbandonare ora anziché a Novembre il podere, così | otterei anche di poter sostituire con altro colono il Gordini. | Sembra si possa concludere dando al Gordini un compenso | di duemila e duecento lire e rinunciando al credito che si hà | verso di lui15; non ne ò la certezza ma Spero che cosi il debito | venga in gran parte rimborsato. Pare16 si debba concludere | anche col nuovo colono. Ó creduto informarla | di qualche cosa perché non si debba credere che in-|tenda di padroneggiare e perché se lo crede opportuno | possa mettere a parte il Sigr Artusi della cosa. ||
Tralascio perché proprio la mente non mi regge | piu essendo da parecchio tempo che non ò piu un | momento di pace, e specialmente poi che mi | preoc[c]upa il fatto di non sapere di poter riuscire | ad accontentare il Signor Artusi anche facendo | tutto quanto è possibile per il suo interesse.
Non mi neghi il suo appoggio e mi perdoni la noia | che Le procuro.
Dev.mo Obbl.mo
Antonio Bonavita17
1 L’appunto di ricevimento si trova sull’ultima facciata del bifoglio, in alto a destra; la gamba dell’abbreviazione R[icevuto] sottolinea «27 Detto», al di sotto della linea, al centro, è scritto «28 Detto» ossia risposto il 28.
2 Seguono due righe di spazio bianco.
3 Pellegrino Artusi possedeva il fondo Gordini a Sant’Andrea nella frazione di Rossano a Forlimpopoli (il nome del fondo è esplicitato nel Memoriale della Fratellanza fra i contadini per la riforma del contratto di mezzadria inviato da Pirini a Artusi il 14 gennaio 1907: cfr. AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1828 [4-12]: Carte relative alla gestione dei poderi di S. Andrea e Pievesestina, fasc. 1 di cc. 25). Bandini e Bonavita, nelle rispettive lettere, fanno riferimento ai coloni appellandoli con il nome del fondo in cui lavorano: il colono di Pievesestina, Luigi Porini, viene chiamato Grotto, quello di Sant’Andrea, Rinaldo Pirini, viene chiamato – come in questo caso – Gordini (vedi AA, CAF, n° 162-201 e AA, CAF, n° 335-508; sul nome del fondo di Sant’Andrea cfr. AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1828 [4-12]: Carte relative alla gestione dei poderi di S. Andrea e Pievesestina, fasc. 1 cc. 25). Il nome del colono del fondo Gordini, inoltre, si ricava da una lettera di Bonavita ad Artusi, datata 2 maggio 1907, in cui il fattore comunica ad Artusi le generalità del colono in vista dell’udienza per la disdetta del contratto, avvenuta il 29 maggio 1907, in cui si legge: «il Gordini si chiama Pirini Rinaldo»; cfr. AA, CAF, n° 398 (il dato è confermato dall’atto giuridico: AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1828 [20-24]: Carte relative alla gestione dei poderi di S. Andrea e Pievesestina, fasc. 1 di cc. 25).
4 «Ottenere la rafferma»] Ottenere la conferma del patto colonico.
5 «ai conti del Bandini»] Giovanni Bandini di Forlì era stato l’amministratore dei poderi di Artusi prima di Antonio Bonavita. Si veda la corrispondenza di Bandini a Artusi: AA, CAF, n° 162-201; si veda anche AA, CAF, Carte Patrimoniali: Carte relative alla gestione dei poderi di S. Andrea e Pievesestina, fasc. 1 di cc. 25.
6 Il licenziamento del colono avrebbe comportato un boicottaggio: Pirini, in accordo con gli altri mezzadri del territorio, avrebbe impedito che un altro colono subentrasse al suo posto; in questo modo il podere, privo di coloni e di braccianti, sarebbe andato in rovina.
7 «il gran numero di appezzamenti»] Il terreno era composto da 14 appezzamenti, di circa 13 ettari complessivi (AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1828 (1-4): Carte relative alla gestione dei poderi di S. Andrea e Pievesestina, fasc. 1, cc. 25), più specificatamente misurava 54 tornature forlivesi; cfr. AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1828 (4-12): Carte relative alla gestione dei poderi di S. Andrea e Pievesestina, fasc. 1, di cc. 25.
8 «date le loro condizioni di salute»] Anni addietro, Rinaldo Pirini ebbe una pleurite, a causa della quale subì un intervento che andò a buon fine. Anche il figlio Giovanni fu cagionevole di salute: cfr. AA, CAF, n° 342-43.
9 Nel ms.: Loi.
10 Segno di correzione su -tt-.
11[11] «non gli davo la rafferma della colonia»] La conferma della colonia.
12 La parola io è aggiunta nel soprarrigo con segno di inserimento.
13[13] «Mi disse che»] È aggiunto nel soprarrigo con segno di inserimento.
14 Nel ms.: sembrono.
15 La l- è marcata, probabilmente si tratta di una correzione.
16 La -e è corretta su altra lettera.
17 All’inizio del Novecento, le rivolte dei coloni per la modifica del patto mezzadrile cominciarono ad essere più violente, anche nel territorio forlivese: Pirini, che negli anni aveva accumulato un ingente debito nei confronti di Artusi, rivendicava anch’egli nuove condizioni del patto colonico che il padrone Artusi – come gli altri possidenti della zona – non voleva concedergli. Il 14 gennaio 1907, Pirini inviò ad Artusi il Memoriale della Fratellanza fra i contadini per la riforma del patto di mezzadria, «chiedendo che il proprio patto colonico sia modificato in conformità alle domande contenute nel Memoriale stesso»: AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1828 (4-12): Carte relative alla gestione dei poderi di S. Andrea e Pievesestina, fasc. 1 di cc. 25. Il 15 marzo del 1907, Pirini sottoscrisse a Forlì il consuntivo del conto colonico presentato da Bonavita per l’anno solare trascorso, riservandosi la facoltà di verificare l’avvenuto accredito dell’indennizzo per l’incendio di una bica di grano nell’anno 1901 (AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1828 [19]: Carte relative alla gestione dei poderi di S. Andrea e Pievesestina, fasc. 1 di cc. 25). Il 29 marzo 1907 Artusi inviò al colono, a mezzo della Reggia Pretura di Bertinoro, l’avviso dell’udienza per la disdetta anticipata del contratto colonico (Artusi chiedeva la risoluzione del contratto entro il primo novembre), in quanto «l’agitazione dei mezzadri ha assunto un atteggiamento diretto anche ad arrestare l’esecuzione dei lavori agricoli e l’adempimento degli obblighi derivanti dal contratto». Tale udienza si sarebbe tenuta il 29 maggio 1907; vedi AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1828 (20): Carte relative alla gestione dei poderi di S. Andrea e Pievesestina, fasc. 1 di cc. 20-25. Quanto scritto da Bonavita a Marietta trova riscontro nell’atto notarile datato proprio 26 giugno 1907, in cui Rinaldo Pirini rinuncia ai propri diritti colonici sul podere Sant’Andrea: Pirini, che evidentemente ottenne il compenso di 2.200 lire, si impegnava a lasciare la casa colonica entro e non oltre il 20 luglio 1907 e non il primo di novembre come precedentemente accordato, si veda: AA, CAF, Carte patrimoniali, n° 1823: Rinuncia a colonia e cessione dei diritti colonici proprietario Artusi Pellegrino colono Pirini Rinaldo, fasc. 1 di cc. 2.