Grazie, Folco Portinari

Data
Stampa, Radio e TV

Un ricordo di Folco Portinari (25/1/1926 - 11/1/2019 )

Cittadino onorario per l’impegno e l’ingegno messi a servizio del progetto Forlimpopoli Città Artusiana


"Folco Portinari sospirava quando gli si nominava Forlimpopoli di cui era cittadino onorario, e il sospiro si prolungava ricordandogli il gran fritto di Cesenatico. Con il passar degli anni, erano le uniche evasioni gustative perché si sentiva sempre più orientato a ritornare alle proprie origini. Era nato a Cambiano in Piemonte e dalle narici al cervello gli arrivava un odore non solo d’asparagi ma di bagnacauda, la sequenza che dal cardo gobbo sino ai topinambur, intinti in aglio, acciuga e olio, e questo lo faceva sentire felice. Accanto a lui Iabo, nigeriana sposata ad un sardo, lo chiamava sempre : “Fanciullo !”

Dagli anni ottanta dello scorso millennio, dal Piacere della gola, il romanzo della gastronomia, 1988, non aveva smesso di scrivere, in versi e in prosa, di cibo,e, alto dirigente RAI, aveva suggerito alle telecamere di inquadrarlo, pensose, ed aveva accolto con entusiamo la nascita di una Casa dedicata ad Artusi ed aveva voluto che il primo premio da essa conferito andasse ad Ermanno Olmi. Quel salto all’indietro, quello sguardo alle proprie spalle che il regista aveva fatto con L’albero degli zoccoli Folco lo sentiva come un sospiro, come il proprio respiro e lo restituiva in Forlimpopoli con una silenziosa attenzione al Pellegrino della cucina italiana. Ad affascinarlo era non solo la memoria ma la fratellanza, l’associare bocconi, pensieri, parole ed uomini e donne, e la sua mano – scriveva solo con la penna e la moglie Laura digitava – era pronta a scattare verso la carta. Così era nato un giorno, dopo viaggi in Piemonte, tartufi e bagnecaude, discorsi e silenzi, mercatini, giri e rigiri, colloqui con Carlin Petrini e tutto il suo seguito, il manifesto di Slow Food.

Letterato molto prima che gastronomo, poeta e tifoso tifoso del Torino, aveva avuto una lunga e diversa vita, e, quando lo andavo a trovare, seduto in poltrona, nella sua casa di Milano, in cima ad un condominio di periferia, con un po’ di immaginazione, scorgeva la Langa o inghiottiva con un sospiro un boccone di Romagna.

Folco, non era forse cosi ?"

Alberto Capatti (Comitato Scientifico Casa Artusi)